Una bimba di nome Razieh (Aida Mohammadkhani) vuole a tutti i costi un nuovo pesce rosso. Quando riesce finalmente a convincere la madre (Fereshteh Sadre Orafaiy) a darle il denaro necessario, la ricerca dell'animaletto si trasforma in una piccola odissea, tra bizzarri incontri e lo sventurato smarrimento della banconota.

Dopo aver girato alcuni corti e documentari, Jafar Panahi esordisce nel cinema di finzione con questo piccolo film sceneggiato dal suo maestro Abbas Kiarostami. È chiarissima la discendenza dal neorealismo italiano di De Sica e Zavattini, tra estetica del pedinamento (con attori in gran parte non professionisti) e ricerca dell'autenticità trasmessa in lunghi piani-sequenza. Come il piccolo Bruno di Ladri di biciclette (1948), la giovanissima Aida Mohammadkhani è di una innocenza disarmante, uno sguardo puro calato sulla complessità e sulle contraddizioni della società iraniana. Certamente lento e un po' troppo ostico per un pubblico che non frequenta i festival, ma ugualmente delicato e, a tratti, delizioso. Presentato alla Quinzaine des Réalisateurs al 48º Festival di Cannes, è stato premiato con la Caméra d'or per la migliore opera prima.
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