Bowling a Columbine
Bowling for Columbine
Premi Principali
Oscar al miglior documentario 2003
Durata
120
Formato
Regista
Attori
Michael Moore
Nell'Aprile del 1999, alla Columbine High School, due studenti armati fanno irruzione nell'edificio uccidendo dodici compagni e un insegnate per poi suicidarsi. Partendo da questa tragedia, Michael Moore realizza un documentario che indaga sul possesso delle armi in America.
Ormai affermato documentarista, Michael Moore ha realizzato con Bowling a Columbine una tra le opere più mature della sua carriera da regista. Trattando un argomento decisamente serio e delicato, l'autore costruisce un film solido, interessante e suggestivo. L'argomentazione del regista inizia, giustamente, con dati statistici alla mano, recuperati grazie a un lunghissimo lavoro di ricerca (l'America è uno degli stati con il più alto tasso di omicidio e il numero di pistole possedute dalla popolazione è maggiore del numero di televisioni, ad esempio), per poi spostarsi verso altri aspetti più cupi e meno conosciuti. Un'opera che prova a comprendere e analizzare l'ingente paura che da sempre l'America prova nei confronti di se stessa. Moore dimostra come sia troppo facile procurarsi legalmente un'arma, ma non si scaglia tanto contro tali fatti, bensì contro una società malata che sfrutta le differenze culturali, l'informazione e la politica per spronare i cittadini a diffidare del prossimo instaurando, di conseguenza, un esasperato desiderio di "difesa" personale. Senza mai risparmiare l'ironia pungente e politicamente scorretta che da sempre caratterizza i suoi lavori, il regista regala notevoli sequenze dal potente valore simbolico (come l'irruzione in casa di Charlton Heston, presidente della National Rifle Association). Oscar come miglior documentario. Presentato in concorso al Festival di Cannes.
Ormai affermato documentarista, Michael Moore ha realizzato con Bowling a Columbine una tra le opere più mature della sua carriera da regista. Trattando un argomento decisamente serio e delicato, l'autore costruisce un film solido, interessante e suggestivo. L'argomentazione del regista inizia, giustamente, con dati statistici alla mano, recuperati grazie a un lunghissimo lavoro di ricerca (l'America è uno degli stati con il più alto tasso di omicidio e il numero di pistole possedute dalla popolazione è maggiore del numero di televisioni, ad esempio), per poi spostarsi verso altri aspetti più cupi e meno conosciuti. Un'opera che prova a comprendere e analizzare l'ingente paura che da sempre l'America prova nei confronti di se stessa. Moore dimostra come sia troppo facile procurarsi legalmente un'arma, ma non si scaglia tanto contro tali fatti, bensì contro una società malata che sfrutta le differenze culturali, l'informazione e la politica per spronare i cittadini a diffidare del prossimo instaurando, di conseguenza, un esasperato desiderio di "difesa" personale. Senza mai risparmiare l'ironia pungente e politicamente scorretta che da sempre caratterizza i suoi lavori, il regista regala notevoli sequenze dal potente valore simbolico (come l'irruzione in casa di Charlton Heston, presidente della National Rifle Association). Oscar come miglior documentario. Presentato in concorso al Festival di Cannes.