Cell Block 99

Brawl in Cell Block 99

Anno

Paese

Usa

Generi

Durata

132

Formato

Regista

Bradley Thomas (Vince Vaughn), ex pugile, viene licenziato dall’officina meccanica in cui lavora e per di più ha un duro scontro con l’ex moglie (Jennifer Carpenter), che ammette di averlo tradito mentre lui, a suo dire, non aveva fatto altro che allenarsi. Dopo aver deciso con lei di dare un’altra chance al loro legame, Bradley accetta, per far soldi, di fare il corriere di droga per una vecchia conoscenza, ma qualcosa va storto e finisce in prigione. Rimarrà intrappolato in un vortice di violenza senza fine.

Il regista S. Craig Zahler, dopo il western sui generis Bone Tomahawk (2015), operazione singolare in virtù di un gusto di genere piuttosto estremo e oltranzista (ben oltre il semplice b-movie), si concede un’opera seconda altrettanto d’impatto, concentrandosi stavolta sulla dimensione del prison movie e affrontandola con la stessa vorace ferocia. Mattatore assoluto del film è uno strepitoso Vince Vaughn, che ha messo su per il ruolo una muscolatura imponente e rocciosa. L’interpretazione dell’attore però è notevole a prescindere da questa componente, data la scatenata vena luciferina e spiritata che il suo personaggio viene ad assumere in maniera sempre più brutale col passare dei minuti, e che tuttavia fa già capolino nella sequenza in interni con la moglie dopo la distruzione dell’automobile (una scena illuminata tra l’altro con estremo e calzante gusto espressionista, come molte altre situazioni carcerarie). Look rapato a zero e croce tatuata sul cranio occipitale, Bradley è una belva che fa da perno a un film di genere basato su un’idea elementare quanto si vuole – un susseguirsi sconcertante di violenza plastica e fumettistica, molto forzata dal punto di vista grafico – ma indubbiamente efficace. Le peripezie carcerarie dal protagonista, mosso da un obiettivo nitido e fortissimo, scandiscono un incubo che suona sicuramente posticcio e fin troppo caricaturale, non solo dal punto di vista visivo, ma che presenta al contempo un indubbio impatto viscerale, tra ironia malatissima e un terzo atto davvero estremo. Piccoli ruoli per Udo Kier e Don Johnson, che nel finale la fa letteralmente da padrone. Presentato fuori concorso alla Mostra di Venezia 2017.
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