Shadow
Durata
77
Formato
Regista
David (Jake Muxworthy), reduce della guerra in Iraq, si trova fra i monti dell'Europa Centrale, impegnato in un'escursione in mountain bike, quando si imbatte in Fred (Ottaviano Blitch) e Buck (Chris Coppola), violenti cacciatori di frodo. I tre si perdono fra i boschi, dove vengono catturati da un maniaco (Nuot Arquint) che si diletta a torturarli.
Seconda prova registica di Federico Zampaglione che, dopo Nero bifamiliare (2007), riversa dichiaratamente la propria passione per il genere horror in una pellicola citazionista e referenziale, ma supportata da un discreto ritmo e da sorprendenti picchi tensivi (grazie anche al minutaggio contenuto). Da scenari montuosi e atmosfere nebbiose e rarefatte, in cui la minaccia umana è tangibile e personificata da rozzi e violenti locali alla maniera di Un tranquillo weekend di paura (1972) di John Boorman, si passa a un girone infernale grottesco e visivamente sovraccarico, abitato da un essere mostruoso (Non aprite quella porta di Tobe Hooper, 1974): un compendio di influenze amalgamato con discreto equilibrio e capacità tecnica, ma comunque afflitto da scarsa originalità e personalità, che sfocia in una metafora acritica degli orrori della guerra. In ogni caso, colpisce la presenza esangue e fisicamente spettrale dell'attore Nuot Arquint, efficace personificazione di un'ombra assassina tanto evanescente quanto palpabile e terrificante. Soggetto e sceneggiatura di Federico e Domenico Zampaglione, in collaborazione con Giacomo Gensini; colonna sonora di Andrea Moscianese.
Seconda prova registica di Federico Zampaglione che, dopo Nero bifamiliare (2007), riversa dichiaratamente la propria passione per il genere horror in una pellicola citazionista e referenziale, ma supportata da un discreto ritmo e da sorprendenti picchi tensivi (grazie anche al minutaggio contenuto). Da scenari montuosi e atmosfere nebbiose e rarefatte, in cui la minaccia umana è tangibile e personificata da rozzi e violenti locali alla maniera di Un tranquillo weekend di paura (1972) di John Boorman, si passa a un girone infernale grottesco e visivamente sovraccarico, abitato da un essere mostruoso (Non aprite quella porta di Tobe Hooper, 1974): un compendio di influenze amalgamato con discreto equilibrio e capacità tecnica, ma comunque afflitto da scarsa originalità e personalità, che sfocia in una metafora acritica degli orrori della guerra. In ogni caso, colpisce la presenza esangue e fisicamente spettrale dell'attore Nuot Arquint, efficace personificazione di un'ombra assassina tanto evanescente quanto palpabile e terrificante. Soggetto e sceneggiatura di Federico e Domenico Zampaglione, in collaborazione con Giacomo Gensini; colonna sonora di Andrea Moscianese.