Christian (Robert Hoffmann), ricco proprietario di un'azienda insieme al fratello Fritz (Ivan Rassimov), precipita in un incubo di omicidi e inquietanti presenze che rischiano di condurlo alla pazzia. Ma, tra follia e piani diabolici, non tutto è come sembra.

Thriller inutilmente contorto e dall'intreccio sgraziatamente complicato, ispirato ai ben più riusciti lavori di Mario Bava e Dario Argento, Spasmo è un indigesto film di genere senza un barlume di logica, in cui l'unica trovata accattivante per restituire l'angoscia del protagonista (la presenza degli inquietanti manichini), ribadita fino al parossismo, diventa ben presto stucchevole. La mano greve di Umberto Lenzi, in grado di trovare un registro efficace solo nel poliziottesco, nonostante azzardate soggettive e qualche movimento di macchina azzeccato, riduce quello che dovrebbe essere un incubo carico di tensione a un'accozzaglia di colpi di scena di terz'ordine in successione. Ritmo blando, confezione rozza, recitazione infima. E, per di più, di una noia mortale. Il tentativo (fallito) era di farlo passare per un cult del cinema di spavento, come testimonia la pomposa tag-line "Il film che frusta il pubblico con la paura". Si salva solo la partitura musicale di Ennio Morricone. Da segnalare la bellissima locandina originale.
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