Il compositore Bruno (Andrea Occhipinti), cui è stata commissionata una colonna sonora per una pellicola dell'orrore, si ritira in cerca di ispirazione in una villa isolata alle porte di Roma. Strani fatti inizieranno ad accadere e il legame con la trama del film in questione si fa via via più fitto.

Scopiazzatura dello stile del primo Dario Argento (di cui Lamberto Bava è stato anche assistente alla regia), La casa con la scala nel buio non si fa scrupoli nel riciclare apertamente cliché e manierismi inventati dal regista romano, andando a costruire un thriller ben poco originale nell'estetica e nella narrazione. Interessante è lo spunto metacinematografico, ma non è supportato da un cast adeguato e da una regia sufficientemente spigliata: Bava junior non fa che replicare pedissequamente il suo maestro e, più in generale, la tendenza del periodo, senza aggiungere nulla di nuovo. In un paio di occasioni la violenza si fa particolarmente efferata e l'incipit è piuttosto degno di nota: i motivi di interesse, però, si risolvono qui. Tra gli interpreti c'è il regista Michele Soavi.
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