Lei mi parla ancora
Durata
93
Formato
Regista
Nino (Renato Pozzetto) e Caterina (Stefania Sandrelli) sono sposati da 65 anni. Tra i due è stato amore a prima vista ma quando Caterina viene a mancare a Nino cade il mondo addosso e niente sembra riuscire a rialzarlo. L’incontro con un uomo (Fabrizio Gifuni) che lo aiuterà a scrivere della sua storia d’amore darà un nuovo senso alla sua vita.
Alla base c’è il romanzo Lei mi parla ancora – Memorie edite e inedite di un farmacista scritto nel 2014 a 93 anni da Giuseppe Sgarbi, papà di Elisabetta e Vittorio, ma il film diventa presto una riflessione esistenziale del regista Pupi Avati sul tema della vecchiaia e degli amori senza fine, inerente anche alla vita dell’autore. Il corto circuito realtà-finzione si collega anche a Renato Pozzetto, rimasto vedovo come il suo personaggio: ed è proprio il lavoro dell’attore lombardo uno dei pregi principali di questa operazione sentita e sincera, seppur vittima di diversi passaggi troppo scolastici. Le sequenze relative al passato della coppia, in particolare, sono poco appassionanti e realizzate in maniera eccessivamente dozzinale, mentre sono più incisive quelle relative al presente, anche quando entra in scena Fabrizio Gifuni. Il risultato è altalenante, anche per un ritmo difforme che limita il coinvolgimento, ma i passaggi toccanti non mancano e nel complesso è un lavoro credibile e spontaneo, privo di furbizia e di retorica. Un film garbato e malinconico, a cui non avrebbe fatto male qualche guizzo in più. Tra gli attori di contorno, il migliore è Nicola Nocella nei panni di Giulio, personaggio amorevole che si prende cura di Nino. Il film è arrivato direttamente su Sky senza passare dalle sale.
Alla base c’è il romanzo Lei mi parla ancora – Memorie edite e inedite di un farmacista scritto nel 2014 a 93 anni da Giuseppe Sgarbi, papà di Elisabetta e Vittorio, ma il film diventa presto una riflessione esistenziale del regista Pupi Avati sul tema della vecchiaia e degli amori senza fine, inerente anche alla vita dell’autore. Il corto circuito realtà-finzione si collega anche a Renato Pozzetto, rimasto vedovo come il suo personaggio: ed è proprio il lavoro dell’attore lombardo uno dei pregi principali di questa operazione sentita e sincera, seppur vittima di diversi passaggi troppo scolastici. Le sequenze relative al passato della coppia, in particolare, sono poco appassionanti e realizzate in maniera eccessivamente dozzinale, mentre sono più incisive quelle relative al presente, anche quando entra in scena Fabrizio Gifuni. Il risultato è altalenante, anche per un ritmo difforme che limita il coinvolgimento, ma i passaggi toccanti non mancano e nel complesso è un lavoro credibile e spontaneo, privo di furbizia e di retorica. Un film garbato e malinconico, a cui non avrebbe fatto male qualche guizzo in più. Tra gli attori di contorno, il migliore è Nicola Nocella nei panni di Giulio, personaggio amorevole che si prende cura di Nino. Il film è arrivato direttamente su Sky senza passare dalle sale.