Per non deludere le aspettative del loro centenario zio (Gianfranco Giachetti), due suoi nipoti (Diomira Jacobini e Mino Doro) fingono di essere fidanzati e successivamente di avere anche un bambino (che prenderanno “in prestito” da una contadina). Quando la verità viene a galla, lo scandalo inizia presto a divampare.

Sempre fedele al filone della commedia sentimentale (suoi, ad esempio Gli uomini, che mascalzoni… del 1932 o I grandi magazzini del 1939), Mario Camerini (qui accompagnato in cabina di regia dal fratello Augusto) allestisce un film insipido e privo di mordente, a cominciare dalla sceneggiatura. Effettivamente l'intreccio non è tra i più originali (due pseudo-fidanzati che poco alla volta si scopriranno davvero innamorati ma verranno ostacolati dalle loro stesse iniziative) e Camerini sembra non volergli dedicare più attenzione del dovuto. La pellicola invece sorprende positivamente per quanto riguarda la gestione degli spazi e il grande respiro che i due registi riescono a darle ambientandola in un set campestre e rustico: l'anticipazione realista di cinema “naturale” e popolare può dirsi azzeccata, ma rimane l'unico elemento veramente interessante.
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