Determinata a farsi assumere nella buoncostume, l'agente Gianna D'Amico (Edwige Fenech) mette in mostra la propria bravura smascherando un gruppo di malviventi che gestiscono un losco night club per nascondere un giro di prostituzione.

Secondo capitolo della trilogia girata da Michele Massimo Tarantini sulle gesta della poliziotta Edwige Fenech (preceduto da La poliziotta fa carriera del 1976 e seguito da La poliziotta a New York del 1981), il film è la copia carbone dell'episodio precedente, con Lino Banfi che sostituisce Mario Carotenuto nel ruolo dello strampalato ispettore di turno. La trama investigativa, mero pretesto per mettere in scena una sequela di gag in gran parte giocate su triviali allusioni sessuali, cerca di imporre nuovamente l'emancipazione della donna al centro della scena con una grazia pari a quella di un elefante in una cristalleria. Nonostante i ruspanti duetti della coppia Banfi-Vitali, la pellicola non riesce a strappare mezzo sorriso. Nella sua genuina volgarità, è da segnalare la sequenza in cui la Fenech s'infiltra tra le battone da strada.
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