
Il marchese del Grillo
Premi Principali
Orso d'argento per la miglior regia al Festival di Berlino 1982
Durata
135
Formato
Regista
Nella Roma d'inizio Ottocento, dove la minaccia dalle armate napoleoniche è sempre più forte, vive il marchese Onofrio del Grillo (Alberto Sordi), eccentrico ed egoista nobile sempre incline agli scherzi. Tra una storia d'amore e una visita all'osteria, il protagonista dovrà districarsi tra l'ira della sua famiglia, la violenza dei briganti, il giudizio del Papa e l'invasione francese.
Il marchese del Grillo è un omaggio di Monicelli ad Alberto Sordi, uno dei suoi attori feticcio. Film costruito sulle corde dell'ormai maturo interprete romano, il film è una commedia in costume ispirata ad alcuni racconti popolari capitolini, e all'omonimo libro di Luca Desiato, incentrati sul defunto nobile bontempone. Sempre in bilico tra crudeltà e goliardia, il protagonista ci guida alla scoperta di una serie di personaggi tipicamente monicelliani, antieroi alla ricerca di una condizione migliore. Un divertissement che è perfetto esempio di teatro popolare riprodotto sullo schermo, sebbene a tratti un po' prolisso e di una cupezza leggermente manierista. Molte sequenze restano impresse: il negozio murato o le monete arroventate lanciate ai mendicanti, così come alcune battute («io so' io... e voi non siete un cazzo!»), frutto di una sceneggiatura puntuale e consapevole. Sordi si diverte nei panni del vitellone strafottente e il pubblico, che fin dai primi minuti intuisce la cosa, lo segue altrettanto divertito. La Roma papalina è fotografata egregiamente da Sergio D'Offizi; altrettanto mirabili sono i costumi di Gianna Gissi. La pellicola ha vinto l'Orso d'argento al Festival di Berlino e tre David di Donatello nel 1982 (miglior attore protagonista, migliore scenografia e migliori costumi).
Il marchese del Grillo è un omaggio di Monicelli ad Alberto Sordi, uno dei suoi attori feticcio. Film costruito sulle corde dell'ormai maturo interprete romano, il film è una commedia in costume ispirata ad alcuni racconti popolari capitolini, e all'omonimo libro di Luca Desiato, incentrati sul defunto nobile bontempone. Sempre in bilico tra crudeltà e goliardia, il protagonista ci guida alla scoperta di una serie di personaggi tipicamente monicelliani, antieroi alla ricerca di una condizione migliore. Un divertissement che è perfetto esempio di teatro popolare riprodotto sullo schermo, sebbene a tratti un po' prolisso e di una cupezza leggermente manierista. Molte sequenze restano impresse: il negozio murato o le monete arroventate lanciate ai mendicanti, così come alcune battute («io so' io... e voi non siete un cazzo!»), frutto di una sceneggiatura puntuale e consapevole. Sordi si diverte nei panni del vitellone strafottente e il pubblico, che fin dai primi minuti intuisce la cosa, lo segue altrettanto divertito. La Roma papalina è fotografata egregiamente da Sergio D'Offizi; altrettanto mirabili sono i costumi di Gianna Gissi. La pellicola ha vinto l'Orso d'argento al Festival di Berlino e tre David di Donatello nel 1982 (miglior attore protagonista, migliore scenografia e migliori costumi).