Il colosso d'argilla

Una banda di malviventi capitanata da un certo Benko (Rod Steiger) decide di sfruttare un giovane talento, tanto imponente quanto ingenuo (Mike Lane), per lanciarlo nel mondo della boxe. Grazie anche all'aiuto di un giornalista (Humphrey Bogart) e con l'ausilio del denaro per corrompere gli avversari, l'atleta si metterà in luce molto rapidamente, fino a quando un incidente lo porterà a riflettere sul suo percorso.

Prendendo spunto dal romanzo omonimo di Budd Schulberg, Mark Robson ha firmato una pellicola solida e potente, dotata di un notevole respiro cinematografico sia nelle scene sportive, sia in quelle più drammatiche. La sceneggiatura di Philip Yordan mantiene alta la tensione fino alla fine, e delinea una serie di personaggi ben sfaccettati, umanissimi e contrassegnati da un lato debole con cui, prima o poi, si troveranno a fare i conti. Profondo nei contenuti e concitato nel ritmo, il film si avvale anche della bella fotografia di Burnett Guffey e di un cast in ottima forma. Fu l'ultima pellicola del grande Humphrey Bogart, che morì pochi mesi dopo l'uscita del film nelle sale.