La quattordicesima domenica del tempo ordinario

La quattordicesima domenica del tempo ordinario

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98

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Bologna, anni 70. Marzio (Lodo Guenzi) e Samuele (Nick Russo) sono molto amici. Hanno la passione della musica e fondano I Leggenda e compongono La quattordicesima domenica del tempo ordinario, la loro unica canzone che ottiene un discreto successo. Intanto Marzio si innamora e sposa la bellissima Sandra (Camilla Ciraolo). Arrivati ai giorni nostri, si scopre però che non tutto è andato come i tre protagonisti si aspettavano…

A pochi mesi dall’uscita di Dante, è arrivato al cinema il nuovo film di Pupi Avati, La quattordicesima domenica del tempo ordinario il cui titolo rimanda, secondo l’anno liturgico, alla domenica che segue la Quaresima e anticipa l’Avvento, il giorno in cui il regista si sposò il 27 giugno 1964. Gli elementi biografici, però, si fermano qui. Il lungometraggio del regista bolognese ripropone diversi temi che ne hanno caratterizzato la cinematografica, come l’amore, l’amicizia, la nostalgia, la malinconia per il tempo che passa e per i sogni infranti. La messa in scena, però, è poco convincente, a partire da un montaggio troppo frammentato e da una sceneggiatura a tratti mediocre. I continui rimandi tra il passato e il presente si giocano molto sulle interpretazioni degli attori, con Lodo Guenzi (il cantante dello Stato Sociale è ormai quasi onnipresente nei film italiani non sempre con successo), che sembra più a suo agio a impersonare Marzio rispetto a Gabriele Lavia che gli dà il volto da adulto e che pare a disagio nel suo personaggio. Stesso discorso anche per Nick Russo nei confronti di Massimo Lopez nei panni di Samuele. Brave, invece, Camilla Ciraolo e Edvige Fenech in quelli di Sandra. E proprio la riproposizione di questa icona della commedia sexy degli anni ’70, lontana da diverso tempo dalle scene, finisce con l’essere l’aspetto più interessante di un’operazione cinematografica poco riuscita. I nodi dell’amore o comunque dell’affetto e dell’amicizia sembrano riannodarsi nel finale del film ma lo spettatore ne rimane poco coinvolto. Fa da sottofondo a tutto il racconto La quattordicesima domenica, l’evocativa canzone scritta dallo stesso Pupi Avati insieme a Sergio Cammariere e interpretata da quest’ultimo.
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