Gli arabi Salama (Razane Jammal) e Khalid (Khalid Laith) tornano dagli U.S.A. al proprio paese d'origine dopo la morte del figlio di pochi mesi. Trasferitisi in un nuovissimo residence, scopriranno che un antico demone li sta perseguitando.

Tobe Hooper, alla vana ricerca di fonti d'ispirazione, attinge alla tradizione esoterica islamica e ricorre alla figura dello djinn, essere soprannaturale e malvagio a metà fra l'umano e il metafisico. Una produzione travagliata, osteggiata dalle autorità locali, e numerosi problemi di distribuzione sono di certo premesse poco incoraggianti: e il risultato lo conferma. La pellicola si attesta su evidenti livelli di mediocrità: sceneggiatura fiacca e prevedibile, tecnica pedestre, sviluppo ai limiti dell'assurdo. Hooper si sforza di mettere in scena un tema originale per sperimentare elementi di novità, ma il risultato è piatto, inconsistente e sterilmente citazionista. Una serie di flebili riferimenti a Rosemary's Baby – Nastro rosso a New York (1968) di Roman Polanski, soluzioni visive vicine agli horror orientali e un'ambientazione vagamente esotica non lasciano comunque il segno. Trascurabile. Scritto da David Tully, musiche di BC Smith.
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