Jim (Cillian Murphy) si risveglia nel letto di un ospedale londinese che appare abbandonato. Una volta uscito dall'edificio, prima di essere attaccato da alcuni individui con gli occhi iniettati di sangue, scopre che la città è completamente deserta e in rovina. Viene salvato da due giovani che rivelano di essere tra i pochi sopravvissuti di un'epidemia che tramuta le persone in esseri rabbiosi e violenti, intenzionati solamente ad uccidere.

Due anni dopo The Beach (2000), Danny Boyle cambia registro, sfornando un horror che, per quanto non nasconda il suo carattere derivativo, si dimostra originale almeno dal punto di vista stilistico. Partendo da un incipit di grande suggestione, che inquadra una spettrale Londra post-apocalittica, 28 giorni dopo tenta di sviscerare i timori della società odierna districandosi in una spirale allegorica in cui il mostro non rappresenta il vero nemico. Gli zombi (qui insolitamente veloci rispetto alla tradizione) infestano la prima parte del film (decisamente più riuscita), cedendo il passo, con il trascorrere dei minuti, al vero antagonista della pellicola: l'uomo, con le sue ossessioni, il suo egoismo e le sue paure, elementi incarnati dalle figure dei soldati nella base militare. Efficace nel restituire un'atmosfera minacciosa, non manca di trasmettere autentico spavento, ma finisce per essere un'opera vittima delle proprie ambizioni. Lo sbandierato coraggio di Boyle si sgretola miseramente in un finalino consolatorio ben poco intonato allo spirito complessivo del suo lavoro.
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