
Dopo il matrimonio
Efter brylluppet
Durata
120
Formato
Regista
Da vent'anni impiegato in un orfanotrofio indiano, il danese Jacob (Mads Mikkelsen) viene contattato dal misterioso Jorgen (Rolf Lassgård), disposto a investire nella sua attività. Jacob vola a Copenaghen per concludere l'affare e Jorgen lo invita al matrimonio della figlia, Anna (Stine Fischer Christensen). Quando al ricevimento Jacob incontra Helene (Sidse Babett Knudsen), sua vecchia fiamma e ora moglie di Jorgen, capisce che il suo ritorno in Danimarca non è stato casuale e che dovrà fare i conti con situazioni irrisolte del proprio passato.
Al netto di furbizie e piccoli ricatti emotivi (come la cornice terzomondista che apre e chiude il film), Susanne Bier mostra indubbia padronanza degli stilemi del melodramma, caricandone i toni e accumulando scene madri, personaggi problematici e lacrime programmatiche. Ma il gioco, a sorpresa, non mostra quasi mai la corda, funziona e convince, anche grazie a un fervore stilistico che lima le influenze dogmatiche e appare tutto sommato funzionale perfino nell'insistente uso della camera a mano. La macchinosità dello script è superata grazie all'apporto di personaggi credibili, con cui è facile empatizzare soprattutto per merito delle ottime prove del cast (Mads Mikkelsen e Rolf Lassgård su tutti), mentre il carosello di eccessi e tragedie non appare fuori luogo nel delineare il caos esistenziale e sentimentale che accomuna i protagonisti. Premio del pubblico al Festival di Roma e nomination all'Oscar come miglior film straniero.
Al netto di furbizie e piccoli ricatti emotivi (come la cornice terzomondista che apre e chiude il film), Susanne Bier mostra indubbia padronanza degli stilemi del melodramma, caricandone i toni e accumulando scene madri, personaggi problematici e lacrime programmatiche. Ma il gioco, a sorpresa, non mostra quasi mai la corda, funziona e convince, anche grazie a un fervore stilistico che lima le influenze dogmatiche e appare tutto sommato funzionale perfino nell'insistente uso della camera a mano. La macchinosità dello script è superata grazie all'apporto di personaggi credibili, con cui è facile empatizzare soprattutto per merito delle ottime prove del cast (Mads Mikkelsen e Rolf Lassgård su tutti), mentre il carosello di eccessi e tragedie non appare fuori luogo nel delineare il caos esistenziale e sentimentale che accomuna i protagonisti. Premio del pubblico al Festival di Roma e nomination all'Oscar come miglior film straniero.