Andreas (Nikolaj Coster-Waldau) è un giovane detective di successo, con una moglie adorabile (Maria Bonnevie) e da poco diventato padre. La sua vita inizia a complicarsi quando il poliziotto inizia a indagare su una coppia di tossicodipendenti incapaci di accudire il proprio pargolo.



Dopo aver diretto due pellicole di produzione americana per nulla riuscite ( Love Is All You Need del 2012 e Una folle passione del 2014), Susanne Bier torna nella natia Danimarca per provare a risollevare le sue doti artistiche, ma riesce solo a compiere un altro passo falso. Second Chance infatti è un film che (ri)presenta tutte le caratteristiche del cinema dell'autrice, compresi i suoi maggiori difetti. Lo spunto di base è discreto, ma la pellicola non sfrutta al meglio il suo potenziale: le scelte narrative sono abbondantemente spietate, retoriche e fuori luogo nel continuo ostacolare (in maniera sempre più tragica) la missione del protagonista, mentre la regia della Bier è interessata solo ad amplificare il senso di dolore dei personaggi e delle loro scelte morali con continue inquadrature furbe e irritanti (gli innumerevoli primissimi piani e dettagli). La buona interpretazione degli attori (soprattutto dei non protagonisti, ben caratterizzati e decisamente in parte) non serve a risollevare le sorti di una pellicola decisamente ricattatoria.
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