Dreams

Drømmer

Premi Principali

Orso d'oro al Festival di Berlino 2025

Anno

Paese

Generi

Durata

110

Formato

Johanne (Ella Øverbye) ha diciassette anni e si è presa la prima cotta importante della sua vita: si è innamorata della sua insegnante. Nel tentativo di catturare ogni momento di questa nuova passione ancora tutta da capire, decide di scrivere una sorta di diario in cui racconta le sensazioni che sta provando. Quando sua madre e sua nonna scoprono ciò che prova, lo shock iniziale lascia presto spazio a una profonda ammirazione nei confronti della sua scrittura, così intima e sincera.

 È il terzo capitolo della trilogia concettuale del regista norvegese Dag Johann Haugerud. Dopo Sex e Love è arrivato il momento dei… "sogni", con un’impostazione narrativa che richiama l’essenzialità dei due precedenti e una simile struttura drammaturgica, ma con un esito complessivo che risulta più coinvolgente e una capacità di scrittura ancor più raffinata. Sarà che funziona (quasi) perfettamente la prima parte del film, in cui è come se anche noi spettatori fossimo i lettori di quelle testimonianze che scrive Johanne: mentre ascoltiamo la sua voce (narrante), vediamo riflesso sul suo volto ciò che ci sta raccontando e riusciamo così a empatizzare fortemente con quell’esperienza così nuova e così intensa. La messinscena è semplice e alcuni passaggi un po’ troppo didascalici, ma il disegno d’insieme colpisce per la sincerità della sceneggiatura e per la capacità del regista di costruire diversi personaggi credibili e intensi al punto giusto: oltre alla protagonista, infatti, anche la madre e la nonna sono figure scritte con cura e capaci di ampliare lo spessore psicologico dell’intera operazione. Nella seconda parte del film il focus si sposta su questioni relative a ciò che può essere davvero successo, ragionando sul sottile confine che ci può essere tra realtà e finzione: attorno a questo aspetto Dreams non dice niente di troppo nuovo, ma riesce ugualmente a toccare corde profonde in una fase conclusiva delicata e ancora una volta raffinata nella sua scrittura. È il titolo migliore della trilogia e si è guadagnato l’Orso d’oro al Festival di Berlino 2025. 
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