Un giorno e una notte nella vita di un gruppo di giovani di Los Angeles, tra droghe, rapimenti alieni, esperienze bisessuali, suicidi, morti bizzarre e uno stupro commesso da una star della tv. Al centro del film un diciottenne alienato di nome Dark (James Duval) alla disperata ricerca del vero amore.

Ecstasy Generation, così come il precedente Doom Generation (1995), porta in scena le problematiche sottese alla generazione di adolescenti nullafacenti che immortala sullo schermo, ma, nel farlo, rifiuta quasi ogni tipo di analisi approfondita. Il film di Araki si limita a mostrare le tendenze in atto, senza problematizzarle, facendosi portatore della stessa inconsistenza di valori e di storia che va raccontando. Il risultato è un lungometraggio svuotato di qualsiasi tipo di struttura narrativa, che si basa sul continuo sovraccarico di immagini vuote, e che, sebbene intenda fornire un intero campionario dell'immaginario giovanile, non riesce a risultate sufficientemente convincente. Le suggestioni sono tantissime, ma non bastano.
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