Bertrand (Gaspard Ulliel) è un noto drammaturgo francese che ha trovato ampi consensi grazie a un'opera non scritta da lui. Tutto cambia quando conoscerà Eva (Isabelle Huppert), un'affascinante e raffinata squillo d'alto bordo che poco alla volta riuscirà a soggiogarlo sino a mettere in profonda crisi il rapporto con la sua compagna.



Tratto dall'omonimo romanzo di James Hadley Chase, già portato sul grande schermo da Joseph Losey nel 1962, Eva è un thriller psicologico che intreccia la vita di tre personaggi per osservarli sprofondare mentre un cinico demiurgo si diverte a muovere le pedine. Benoît Jacquot si cimenta in una sfida ben oltre la sua portata e mette la firma su un pasticcio desolante e inconcludente, troppo prolisso nella parte centrale e incapace di coinvolgere come avrebbe voluto. Gli spunti aperti e ampiamente irrisolti non si contano (dal senso di colpa al centro della prima sequenza sino alla figura del marito di Eva) e con il procedere dei minuti è sempre più evidente quanto il regista stia navigando a vista invece di provare a seguire un progetto coerente. Se poi aggiungiamo una narrazione loffia e momenti scult da antologia (primo fra tutti il finale), allora rimane davvero ben poco in cui sperare. Presentato (inspiegabilmente in concorso) alla Berlinale 2018.
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