Pugile invecchiato e costretto al ritiro, Luis Rivera (Anthony Quinn) fatica a reinserirsi nella società nonostante l'aiuto e l'amicizia dell'assistente sociale Grace (Julie Harris). Quando il suo manager (Jackie Gleason) si mette nei guai con l'allibratrice Ma Greeney (Madame Spivy), il destino di Rivera sembra essere il wrestling, come ombra del campione che fu.

Sceneggiato da Rod Serling (noto creatore della serie TV Ai confini della realtà, 1959-64) e tratto da un suo teledramma, è l'esordio cinematografico di Ralph Nelson dopo una lunga gavetta sul piccolo schermo. “Requiem per un peso massimo”, recita il titolo originale, perfettamente calzante nel descrivere l'amara parabola discendente dell'antieroe dal volto segnato dalla vita, impersonato da un grande Anthony Quinn. Il film scade spesso nel lacrimevole, ma la rappresentazione del sottobosco lercio e malinconico della boxe (lo sport forse più amato del cinema, perché ideale metafora esistenziale) è convincente e il cast è strepitoso. Nel ruolo di se stessi, appaiono i veri pugili Muhammad Ali (ai tempi in cui si chiamava ancora Cassius Clay), Jack Dempsey, Rory Calhoun e il wrestler William 'Haystacks' Calhoun. Qualche momento di stanca, ma anche tanti guizzi importanti. Difficile non trovare similarità con il ben successivo The Wrestler di Darren Aronofky (2008), con Mickey Rourke chiamato a interpretare un personaggio simile a quello di Quinn.
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