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98

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Lo scandalo su un giro di prostituzione minorile che coinvolge Romania e Francia, sembra fornire al giovane ma determinato giornalista Radu (Tudor Istodor) l'occasione per fare il salto di qualità dal punto di vista professionale. Il suo approccio senza scrupoli lo porterà a riflettere su quanto sia lecito spingersi oltre su una questione così delicata.



Quello di Adrian Sitaru, classe 1971, nuova voce del cinema della Romania post-comunista, è un lucido dramma che pone al centro, come accade in tantissimo altro cinema contemporaneo rumeno, una precisa questione morale. Ma se i modelli più nobili a cui Sitaru guarda (le opere di Mungiu e Puiu, in primis) offrono un preciso sguardo cinematografico, qui il punto di vista rimane spesso incerto e la messa in scena non riesce mai a superare i confini di un anonimo artigianato. Al netto dell'impianto visivo abbastanza sciatto, rimane comunque un discreto dramma capace di parlare di etica giornalistica e pietas umana attraverso un ritratto di tangibile attualità. Un film sull'abuso e sulla manipolazione, in cui i dilemmi che nascono dalla coscienza individuale, in questo caso del protagonista, spingono a profonde riflessioni sul confine tra desiderio di successo e immoralità. Presentato a Toronto, al Torino Film Festival e, nel 2018, al Bergamo Film Meeting nella sezione Europe, now!.
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