Un marchettaro di nome Joe (Joe Dallesandro) cerca di mantenere la famiglia vendendo le proprie prestazioni sessuali. Ma l'eccessivo sforzo nel soddisfare gli appetiti dei clienti lo rende inabile a soddisfare sia la consorte che un'amica della moglie.

Insieme a Trash – I rifiuti di New York (1970) e a Calore (1972), Flesh compone una sorta di trilogia con cui il regista Paul Morrissey, sodale e collaboratore di lungo corso di Andy Warhol, si fece conoscere al mondo divenendo un nome di punta del cinema underground newyorkese. Il film venne addirittura distribuito nelle sale, nonostante le asprezze dello stile, la stranezza ostentata e la resistenza a certi requisiti di accettabilità estetica e contenutistica. Un'opera evidentemente sfilacciata, dall'apparenza pigrissima e indolente, che dà l'idea di un film amatoriale: la narrazione è solo abbozzata e si concede tutte le sconnessioni possibili dal punto di vista formale. Nel suo essere arruffato e quasi primitivo è però un lavoro più che interessante, disperato e a suo modo persino vitale. Il doppiaggio italiano fu curato, una decade dopo la realizzazione del film, da Alberto Arbasino.
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