1594, Granducato di Toscana. A San Miniato, un'anziana contadina (Lucia Poli), nota per le sue attività taumaturgiche, viene arrestata e processata per stregoneria. Si difenderà assecondando i paranoici terrori dei suoi accusatori.

È, senza alcun dubbio, il titolo migliore di Paolo Benvenuti: un'opera che denuncia la formazione del suo autore – a bottega da Straub e Huilliet – e formalizza la sua ricerca estetica incessante e laboriosa. Un'opera a tesi e a immagini, animata da un furore rosselliniano che però riesce a essere autonomo e gloriosamente non derivativo. Benvenuti mette in scena con spirito intellettuale la storia della donna processata per eresia e stregoneria nella seconda metà del Cinquecento, a San Miniato: ne fa un vessillo ideologico e vettoriale, un pretesto illuminato per disporre del suo glaciale racconto di corporalità. Lucia Poli, in questa direzione, è forse l'attrice perfetta per interpretare il ruolo di Gostanza: la sua carne trema, la sua dizione trasuda antichità, il suo viso macera dolore. Recitato in italiano e latino. Notevole, grazie anche all'impeccabile bianco e nero di Aldo Di Marcantonio. Presentato al Festival di Locarno, dove ottenne una menzione speciale.
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