Hedwig – La diva con qualcosa in più
Hedwig and the Angry Inch
Durata
95
Formato
Regista
Molestato dal padre durante l'infanzia, Hansel (Ben Mayer-Goodman da bambino, John Cameron Mitchell da adulto) scopre in sé un'attitudine transgender e fugge dalla Berlino Est per cambiare sesso. Fallirà nel suo intento, ma diventerà una rockstar con il nome d'arte di Hedwig; la delusione, incarnata dal giovane Tommy Gnosis (Michael Pitt), è dietro l'angolo.
John Cameron Mitchell adatta per il grande schermo il musical Hedwig and the Angry Inch, scritto a quattro mani con Stephen Trask, e tratteggia l'iter di (de)formazione di un personaggio tragico, nascosto e protetto dallo scintillio del glam rock anni Ottanta. Il risultato è un apologo sfrenato e dolente sulla diversità, diritto inalienabile dell'essere umano, rappresentato con una partecipazione emotiva che, sfortunatamente, si riduce spesso a maniera: l'originalità latita, gli stereotipi abbondano e la struttura narrativa risente di un'eccessiva frammentazione che non rende giustizia alla vicenda. Mitchell (candidato a un Golden Globe per la performance attoriale) si mette in gioco personalmente, offrendo un'interpretazione a tratti da brivido e destinata a lasciare il segno, ma non è altrettanto efficace nella regia, cadendo nella trappola della retorica e del piattume (sorprendente la mancanza di particolari guizzi stilistici). In ogni caso, nonostante la fondamentale inconsistenza, un film coraggioso, almeno nelle ambizioni di base. Presentato al Sundance Film Festival e a Berlino.
John Cameron Mitchell adatta per il grande schermo il musical Hedwig and the Angry Inch, scritto a quattro mani con Stephen Trask, e tratteggia l'iter di (de)formazione di un personaggio tragico, nascosto e protetto dallo scintillio del glam rock anni Ottanta. Il risultato è un apologo sfrenato e dolente sulla diversità, diritto inalienabile dell'essere umano, rappresentato con una partecipazione emotiva che, sfortunatamente, si riduce spesso a maniera: l'originalità latita, gli stereotipi abbondano e la struttura narrativa risente di un'eccessiva frammentazione che non rende giustizia alla vicenda. Mitchell (candidato a un Golden Globe per la performance attoriale) si mette in gioco personalmente, offrendo un'interpretazione a tratti da brivido e destinata a lasciare il segno, ma non è altrettanto efficace nella regia, cadendo nella trappola della retorica e del piattume (sorprendente la mancanza di particolari guizzi stilistici). In ogni caso, nonostante la fondamentale inconsistenza, un film coraggioso, almeno nelle ambizioni di base. Presentato al Sundance Film Festival e a Berlino.