Michel (Olivier Gourmet) e Marthe (Isabelle Huppert) vivono con i loro figli in una tranquilla casa di campagna vicina a un'autostrada lasciata incompiuta. Quando i lavori di costruzione improvvisamente riprendono, la loro esistenza viene letteralmente sconvolta e la pace sembra perduta per sempre.

Presentato alla Semaine de la Critique del Festival di Cannes, l'esordio nel lungometraggio di finzione di Ursula Meier è sospeso tra dramma familiare e racconto dell'assurdo, in cui la degenerazione dovuta allo stress degli abitanti della casa si accumula fino a deflagrare, tra il crollo isterico della madre, la fuga della figlia maggiore (Kacey Mottet Klein) e la folle soluzione ideata da un padre ormai mentalmente consumato. Il registro grottesco e quello drammatico si mescolano così in un crescendo di tensione che, superfluo dirlo, viene reso perfettamente dai due ottimi protagonisti. Peccato per qualche ingenuità e per un finale che non ha il coraggio di andare fino in fondo, aprendosi a un esito piuttosto consolatorio, ma il talento della Meier è evidente, come si evince anche dalla curata confezione.
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