
Ballando con uno sconosciuto
Dance with a Stranger
Durata
102
Formato
Regista
Inghilterra, 1953. Ruth Ellis (Miranda Richardson), divorziata e madre di due figli, lavora come entraîneuse in un locale notturno. L'incontro con il giovane pilota automobilistico David Blakeley (Rupert Everett), con cui instaura una torbida e instabile relazione, scatenerà una pericolosa escalation di violenza.
Basato sulla vera storia di Ruth Ellis, l'ultima donna in Inghilterra a essere condannata alla pena capitale, Ballando con uno sconosciuto è un lungometraggio che mira a una rappresentazione dura e senza fronzoli. Sfruttando una vicenda che suscitò notevole scalpore negli anni Cinquanta, Mike Newell confeziona un dramma freddo, arricchito dalla presenza di un'esordiente Miranda Richardson. La pellicola è permeata da un'atmosfera greve che avvolge la maggior parte delle scene, ambientate in luoghi occlusi e fumosi, in contrapposizione a fugaci riprese all'aperto, oscillazione emblematica della precarietà psicologica della protagonista: ne deriva un senso di oppressione costante, enfatizzata da personaggi grigi come quelli di Ian Holm (nel ruolo di Desmond Cussen) e Rupert Everett. Poco spazio per il sentimento e un tono plumbeo che si fa didascalico con il prosieguo della narrazione: troppi schematismi per un film in definitiva incerto e spigoloso. Il cast, comunque, offre interpretazioni notevoli. Sceneggiatura di Shelagh Delaney, musiche di Richard Hartley.
Basato sulla vera storia di Ruth Ellis, l'ultima donna in Inghilterra a essere condannata alla pena capitale, Ballando con uno sconosciuto è un lungometraggio che mira a una rappresentazione dura e senza fronzoli. Sfruttando una vicenda che suscitò notevole scalpore negli anni Cinquanta, Mike Newell confeziona un dramma freddo, arricchito dalla presenza di un'esordiente Miranda Richardson. La pellicola è permeata da un'atmosfera greve che avvolge la maggior parte delle scene, ambientate in luoghi occlusi e fumosi, in contrapposizione a fugaci riprese all'aperto, oscillazione emblematica della precarietà psicologica della protagonista: ne deriva un senso di oppressione costante, enfatizzata da personaggi grigi come quelli di Ian Holm (nel ruolo di Desmond Cussen) e Rupert Everett. Poco spazio per il sentimento e un tono plumbeo che si fa didascalico con il prosieguo della narrazione: troppi schematismi per un film in definitiva incerto e spigoloso. Il cast, comunque, offre interpretazioni notevoli. Sceneggiatura di Shelagh Delaney, musiche di Richard Hartley.