Pan Tadeusz
Pan Tadeusz
Durata
147
Formato
Regista
Durante le guerre napoleoniche, nella Polonia sotto il controllo russo si fronteggiano due nobili famiglie da lungo tempo in faida, i Soplica e gli Horetzko. Il giovane Tadeusz (Michal Zebrowski) torna a casa e si innamora di Zosia (Alicja Bachleda), imparentata con gli Horetzko. L'unione tra i due giovani diventa il collante per un compromesso, ma il vero motore della riconciliazione è l'imminente arrivo di Napoleone, che promette ai polacchi la restaurazione dell'antico stato nazionale in cambio di alleanze contro la Russia.
Kolossal di coproduzione franco-polacca, Pan Tadeusz è l'occasione per Andrzej Wajda di adattare per lo schermo quello che è considerato un caposaldo non solo della letteratura polacca, ma dell'identità nazionale. Il poema epico del romantico Adam Mickiewicz, infatti, composto in esilio a Parigi, esprime le istanze irredentiste e nazionaliste dei polacchi, la cui nazione era all'epoca smembrata tra Russia, Prussia e Impero Austro-Ungarico. Il soggetto permette a Wajda di tornare su temi a lui cari, come l'autodeterminazione del suo popolo, le divisioni interne, la dialettica tra la Storia e le storie degli individui; ma il film in sé è appesantito, oltre che da un'eccessiva prolissità, da un impianto visivo altalenante, che alterna buone sequenze spettacolari ad altre eccessivamente scolastiche e patinate. Grandissimo successo di pubblico in patria, fu grandemente (e comprensibilmente) ignorato all'estero, nonostante sia uscito nello stesso anno dell'Oscar alla carriera assegnato al regista.
Kolossal di coproduzione franco-polacca, Pan Tadeusz è l'occasione per Andrzej Wajda di adattare per lo schermo quello che è considerato un caposaldo non solo della letteratura polacca, ma dell'identità nazionale. Il poema epico del romantico Adam Mickiewicz, infatti, composto in esilio a Parigi, esprime le istanze irredentiste e nazionaliste dei polacchi, la cui nazione era all'epoca smembrata tra Russia, Prussia e Impero Austro-Ungarico. Il soggetto permette a Wajda di tornare su temi a lui cari, come l'autodeterminazione del suo popolo, le divisioni interne, la dialettica tra la Storia e le storie degli individui; ma il film in sé è appesantito, oltre che da un'eccessiva prolissità, da un impianto visivo altalenante, che alterna buone sequenze spettacolari ad altre eccessivamente scolastiche e patinate. Grandissimo successo di pubblico in patria, fu grandemente (e comprensibilmente) ignorato all'estero, nonostante sia uscito nello stesso anno dell'Oscar alla carriera assegnato al regista.