Una coppia (Mark Wahlberg e Rose Byrne) decide di adottare dei bambini ma la loro scelta sarà difficile da affrontare: i nuovi arrivati sono tre ragazzini scatenati.

Diretto da Sean Anders, il regista di Daddy’s Home (2015) e del sequel Daddy’s Home 2 (2017), anch’essi con protagonista Mark Wahlberg, Instant Family, accolto abbastanza favorevolmente da critica e pubblico negli Stati Uniti, fa i conti col tema dell’adozione in maniera piuttosto spigliata e intelligente, lavorando sulle sfumature psicologiche dei due protagonisti e del loro percorso familiare e di coppia con una certa dose di ironia e una leggerezza, che non teme di prestarsi a qualche momento più riflessivo. Col passare dei minuti, tuttavia, l’andamento narrativo si fa più pigro e convenzionale, approdando a un finale ansioso di intavolare un epilogo positivo e poco attento a sfumature e zone d’ombra. Rose Byrne convince ancora una volta come attrice brillante e si conferma interprete non poco sfaccettata e meritevole, sulla carta, di vetrine anche migliori, mentre Mark Wahlberg, nonostante gli sforzi, è evidentemente un po’ fuori parte.
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