Era notte a Roma
Durata
138
Formato
Regista
Roma, autunno 1943. Tre soldati alleati (un inglese, un russo e un americano) scappano da un campo di prigionia tedesco e cercano di raggiungere gli americani sbarcati nel Sud Italia. Nella capitale, troveranno riparo nella casa di Esperia (Giovanna Ralli), giovane donna dedita al mercato nero. Intanto i rastrellamenti si fanno sempre più duri e con loro la possibilità di essere scovati o denunciati.
Tra gli ultimi lungometraggi di Rossellini per il cinema (in seguito il regista romano si dedicherà prevalentemente al piccolo schermo) è un riuscito ritorno ai temi e all'ambientazione che lo avevano reso celebre in tutto il mondo nel dopoguerra. Benché non vi sia più spazio per un approccio neorealista (ormai l'ambientazione reale dell'Italia non portava più i segni della guerra), Rossellini ripropone il suo personale affresco pacifista e transnazionale, dove gli uomini e le culture nazionali alle loro spalle si incontrano e collaborano in nome della solidarietà. Un messaggio di speranza che forse qua e là cede leggermente alla tentazione della commedia, ma che si inserisce con forza e coerenza nell'attualità del tempo, quando la guerra fredda sembrava destinata a diventare calda da un momento all'altro. Il film, a ogni modo, può vantare una sceneggiatura d'acciaio (firmata da Rossellini, Amidei, Fabbri e Rondi), che imprime un ritmo notevole al racconto e che crea un'infinita empatia tra personaggi e spettatore e può contare su certi squarci di Roma (il mattino del risveglio, quando i soldati scoprono di essere vicini alla cupola; il mercato nero, pieno di vitalità e dolore) che dimostrano l'ancora intatto talento cristallino del suo autore. Quando uscì ricevette generalmente buone recensioni, con l'eccezione della critica comunista, che rimproverò la rappresentazione superficiale e de-politicizzata della Resistenza.
Tra gli ultimi lungometraggi di Rossellini per il cinema (in seguito il regista romano si dedicherà prevalentemente al piccolo schermo) è un riuscito ritorno ai temi e all'ambientazione che lo avevano reso celebre in tutto il mondo nel dopoguerra. Benché non vi sia più spazio per un approccio neorealista (ormai l'ambientazione reale dell'Italia non portava più i segni della guerra), Rossellini ripropone il suo personale affresco pacifista e transnazionale, dove gli uomini e le culture nazionali alle loro spalle si incontrano e collaborano in nome della solidarietà. Un messaggio di speranza che forse qua e là cede leggermente alla tentazione della commedia, ma che si inserisce con forza e coerenza nell'attualità del tempo, quando la guerra fredda sembrava destinata a diventare calda da un momento all'altro. Il film, a ogni modo, può vantare una sceneggiatura d'acciaio (firmata da Rossellini, Amidei, Fabbri e Rondi), che imprime un ritmo notevole al racconto e che crea un'infinita empatia tra personaggi e spettatore e può contare su certi squarci di Roma (il mattino del risveglio, quando i soldati scoprono di essere vicini alla cupola; il mercato nero, pieno di vitalità e dolore) che dimostrano l'ancora intatto talento cristallino del suo autore. Quando uscì ricevette generalmente buone recensioni, con l'eccezione della critica comunista, che rimproverò la rappresentazione superficiale e de-politicizzata della Resistenza.