Fine anni '30. Vecchio artista ritiratosi nelle Barbados, Thomas Hudson (George C. Scott) vive la sua vita diviso tra la pesca e i tramonti esotici. L'arrivo dei suoi tre figli e, successivamente, di alcuni ebrei in fuga dall'Olocausto, sconvolgeranno la pace che aveva trovato.

Tratto dall'ultimo, discusso, romanzo di Ernest Hemingway, rappresenta uno dei tentativi più radicali e probabilmente riusciti di trasportare la poetica dello scrittore americano sullo schermo. Suddiviso in tre capitoli proprio come il libro, Isole nella corrente concentra in meno di due ore tutti i tòpoi letterari dello scrittore americano: dall'esaltazione del lavoro manuale a quello dell'uomo coraggioso e solitario, fino alla messa in scena della vita all'insegna dell'avventura, della sfida e degli ideali. Certo, agli occhi disincantati dello spettatore contemporaneo, il pathos che pervade il film suona obsoleto, ingenuo e spesso risibile, ma l'operazione filologica voluta da Schaffner può considerarsi riuscita. Fu un grande flop al botteghino e decretò l'inizio del declino della carriera del regista, sino a quel momento costellata di successi di pubblico e applausi dalla critica.
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