I ragazzi venuti dal Brasile

Stanco e invecchiato cacciatore di nazisti, Ezra Liebermann (Laurence Olivier) scopre che Jozef Mengele (Gregory Peck), sadico chirurgo nazista nascosto in Brasile, sta architettando un misterioso piano per dare vita al Quarto Reich attraverso la clonazione.

Dopo il flop di Isole nella corrente (1977), Franklin J. Schaffner cerca di rimettersi in pista con un funambolico film di spionaggio, che fonde il “nazi-movie”, l'avventura, la fantascienza e il thriller vagamente orrorifico. L'operazione è ardita e il soggetto, visti i chiari rimandi a eventi per quegli anni scandalosamente attuali (Mengele era effettivamente vivo e vegeto nel Sud America; dieci anni prima Eichmann veniva prelevato in Argentina e processato), decisamente accattivante. Tuttavia Schaffner sceglie un registro spettacolare e accomodante che non fa onore a un'idea che poteva essere ben più inquietante e pungente. La pellicola, inoltre, perde mordente con il passare dei minuti, ingolfandosi tra sfilacciati subplots e cadute di ritmo verticali. Cult mancato, rimane un simpatico outsider degli anni '70 americani, da recuperare solo se animati da grande curiosità cinefila. Olivier (nominato all'Oscar insieme a montaggio e colonna sonora) vince la sfida attoriale della coppia protagonista, che con il suo vecchio ma serpentino ispettore privato surclassa il solito nazista perverso e schizzato interpretato da Peck. Fotografia di Henri Decaë, musiche di Jerry Goldsmith.