Il paradiso probabilmente

It Must Be Heaven

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97

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Regista

ES (Elia Suleiman) scappa dalla Palestina alla ricerca di una nuova terra in cui vivere. Il suo paese natale, però, sembra seguirlo come un’ombra e l’idea di riuscire a fuggire si rivela, nei fatti, solo un’utopia.

Sono passati esattamente dieci anni da Il tempo che ci rimane (2009) ed Elia Suleiman torna a ragionare sul tema dei confini e sull’identità, attraverso una commedia stralunata e garbata, che finisce per regalare delicate riflessioni e sequenze poetiche non indifferenti. Il protagonista va a Parigi e a New York, ma c’è sempre qualcosa che lo riporta indietro, verso una terra natale impossibile da dimenticare o da allontanare da sé. Il suo stile è semplice, a volte fin troppo, con alcuni passaggi eccessivamente scolastici, ma l’ironia è tagliente al punto giusto e Suleiman guarda con efficacia alla lezione di Buster Keaton e, soprattutto, Jacques Tati. Come loro, è una maschera silenziosa che si muove in un mondo segnato dall’assurdo e dal paradosso, ma, oltre alla comicità, qui si aggiungono spunti politici d’attualità che rimangono impressi anche al termine della visione. A volte, i tanti quadretti messi in scena sono troppo slegati, ma l’umorismo è originale e le riflessioni proposte non indifferenti. Presentato in concorso al Festival di Cannes 2019.
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