La fiera delle illusioni – Nightmare Alley

Nightmare Alley

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150

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Stanton (Bradley Cooper) è un imbonitore da fiera, che lavora in un luna park e dimostra talento tanto come giostraio quanto come truffatore. L’uomo riesce, infatti, con grande facilità a manipolare le persone, grazie a un’ottima capacità retorica: per mettere a segno al meglio i suoi imbrogli, inizia a lavorare con una psichiatra (Cate Blanchett), ancora più infida di lui, per estorcere con l'inganno del denaro agli spettatori.

Bastano le prime immagini per notare come Guillermo del Toro abbia voluto dare un’anima oscura e incendiaria al suo undicesimo lungometraggio, cercando di giocare su questo aspetto anche per distanziarsi, almeno in parte, dall’omonimo lungometraggio di Edmund Goulding del 1947, di cui il suo La fiera delle illusioni si può definire un remake. Sarebbe infatti più appropriato dire che il film del regista messicano, tornato dietro la macchina da presa quattro anni dopo il successo de La forma dell’acqua, è un nuovo adattamento del romanzo di William Lindsay Gresham, dal quale Goulding aveva dovuto modificare la parte conclusiva – per obblighi produttivi – optando per un lieto fine un po’ appiccicato in una pellicola, invece, di buonissimo spessore. Del Toro, invece, sottolinea tutti gli aspetti più nefasti e inquietanti della vicenda, arrivando a una conclusione nerissima che è tra i momenti più coinvolgenti di un prodotto che vive un po’ troppo di alti e bassi: il regista sa bene come sfruttare le luci e le ombre, dando vita a un noir d’altri tempi, tanto affascinante per la sua natura vintage, quanto altrettanto respingente per le logiche contemporanee (nonostante i suoi tanti meriti, non stupisce troppo per la natura dell’operazione che il film sia stato un vero e proprio flop ai botteghini americani). Le suggestioni e gli elementi riusciti superano comunque i limiti, all’interno di un disegno complessivo pienamente nelle corde di un autore che conferma il suo grande amore per la Settima Arte e la grande conoscenza della sua storia. Qualche momento è eccessivamente freddo, soprattutto nella parte centrale, ma la resa complessiva è comunque intensa e capace di appassionare, grazie soprattutto a una confezione tecnica di livello in cui svetta la fotografia di Dan Lautsen. Il ricco cast funziona, anche se nessuno regala performance realmente memorabili. Piccola curiosità: ne esiste anche una versione alternativa in bianco e nero pensata per essere proiettata in alcune sale americane circa un mese dopo la sua data di uscita ufficiale.


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