XVI secolo. Un alchimista sfugge all'inquisizione spagnola, scappando in Messico e portando con sé la sua incredibile invenzione: un congegno meccanico con al suo interno un insetto che, con un morso, può dare la vita eterna. Negli anni Trenta del Novecento, un antiquario (Federico Luppi) ritrova l'oggetto: scoprirà che, insieme alla vita eterna, il morso dell'insetto trasforma anche in vampiri assetati di sangue.

Esordio di Guillermo del Toro nel lungometraggio, Cronos è, insieme ai successivi La spina del diavolo (2001) e Il labirinto del fauno (2006), il film che fece intravedere a tutto il mondo il talento del regista messicano e, soprattutto, la sua capacità (forse più potenziale che effettiva) di rinnovare il genere horror. Come le due pellicole successive, infatti, in Cronos gli elementi orrorifici e soprannaturali vengono annegati in un contesto storico che non si limita a fare da cornice, ma influisce sia visivamente che narrativamente. L'atmosfera che si respira durante la visione non è mai spaventosa o terrorizzante, ma ricorda piuttosto una favola macabra, a tratti bizzarra e con un certo sottile umorismo che ammalia, più che inchiodare alla sedia. Certo, non mancano i difetti: la sceneggiatura è piena di ingenuità e il film, in fin dei conti, lascia la leggera sensazione di essere solo un esercizio di stile, seppur colmo di ottimi spunti.


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