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Premi Principali

Coppa Volpi per il miglior attore alla Mostra del Cinema di Venezia 2025

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131

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Il Presidente della Repubblica Italiana (Toni Servillo) sta attraversando il cosiddetto “semestre bianco”. Il suo mandato sta per terminare, ma ha ancora la possibilità di prendere una decisione storica.

Inizia con immagini del cielo La grazia, film in cui si guarda spesso in alto alla ricerca di qualcosa: un senso della vita, un ricordo del passato, un astronauta in orbita. Allo stesso modo, Paolo Sorrentino punta in altissimo con una delle operazioni più ambiziose e coraggiose della sua filmografia, tornando allo stesso tempo su quel tema del Potere che aveva affrontato ampiamente in una serie come The Young Pope e in film come Il divo e Loro. Se in questi due precedenti la trama si incentrava su personaggi esplicitamente “reali” (Giulio Andreotti il primo, Silvio Berlusconi il secondo), in questo caso ci troviamo invece di fronte a un fittizio Presidente della Repubblica, che vive nella malinconia della moglie scomparsa da qualche anno, che non riesce a dimenticare e, forse, a perdonare per un fatto avvenuto quarant’anni prima. Sorrentino si concentra così ancora una volta sul lato privato del Potere, sugli affetti famigliari, sui rapporti d’amore e su quelli tra genitori e figli: non lo fa soltanto seguendo la figura di un eccellente Toni Servillo, ma anche attraverso alcune vicende secondarie, ma non meno significative nell’economia complessiva di questo ottimo film. Se qualche sequenza può risultare di troppo, il disegno d’insieme è comunque potente, stratificato e capace di dare vita a una giostra ricchissima di emozioni in cui si passa da momenti estremamente divertenti (il primo dialogo a cena con l’amica Coco) a passaggi toccanti e fin commoventi (la conclusione, ma non solo). Sorrentino continua a fare un cinema estremo, purissimo, giocando col grottesco, ma sempre fidandosi della forza delle immagini e dei suoni come assoluta matrice di senso cinematografico. All’interno della rappresentazione di un Presidente della Repubblica che ascolta e premia un artista rap come Guè Pequeno c’è molto dello stile di un regista che prosegue nella linea di un cinema mai edulcorato e sempre in grado di volare verso il cielo. E non importa se c’è il rischio di cadere, quello che conta è puntare sempre più in alto. Cercando qualcosa di sacro in mezzo al profano che ci circonda. Provando così a sentirsi leggeri, perdere la gravità e toccare, seppur possa essere soltanto un trucco, la grazia. Presentato in concorso, come film d’apertura della Mostra di Venezia 2025, dove Servillo ha meritatamente vinto la Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile.

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