Nel periodo del fascismo, il piccolo Sergio (Massimo Santelia), un bambino di una famiglia povera, viene preso sotto l'ala del parroco, don Gastone (Roberto Citran), convinto sostenitore del regime. La vita di paese continua serafica, fino a quando arriva Fedora (Jessica Forde), una giovane e avvenente prostituita.

Tratto dall'omonimo romanzo di Goffredo Parisi, uno dei primi successi editoriali del dopoguerra, il film mette in scena le atmosfere del periodo del ventennio fascista nella provincia, grazie all'ambientazione riuscita (la campagna vicentina) e alla recitazione equilibrata. Tra tutti, spiccano in particolare il protagonista Massimo Santelia e il suo gruppo di amici, oltre al bravo Roberto Citran, che mette in luce tutta la presunzione, l'opportunismo e l'ipocrisia del giovane parroco. Se da un lato la pellicola mette al centro la voce e lo sguardo di un bambino senza scadere (troppo) nel facile sentimentalismo, dall'altro il ritratto sociale rimane solo abbozzato. Il risultato complessivo, così, è deludente, derivativo e totalmente incapace di appassionare. E la noia dilaga.
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