
Le Mans '66 – La Grande Sfida
Ford v Ferrari
Durata
152
Formato
Regista
Storia vera del visionario designer di automobili Carroll Shelby (Matt Damon) e dell’intrepido pilota britannico Ken Miles (Christian Bale), che insieme si batterono contro l’interferenza delle corporation, le leggi della fisica e i loro demoni personali, per costruire una rivoluzionaria auto da corsa per la Ford Motor Company e sfidare le imbattibili auto di Enzo Ferrari alla 24ore di Le Mans in Francia.
Le Mans ’66 – La grande sfida (titolo originale Ford Vs. Ferrari), diretto da James Mangold, già regista di Logan - The Wolverine (2013), è un efficace film sportivo pienamente inserito nella florida tradizione hollywoodiana di prodotti analoghi: la messa a punto delle adrenaliniche corse automobilistiche fa il paio con un ingranaggio narrativo che riflette, in maniera evidente e senza nascondersi dietro un dito, sulle logiche del profitto dell’industria cinematografica e sull’eterno, conflittuale dualismo tra genio e sregolatezza - ben incarnati dal personaggio del solito Christian Bale, smagrito e forsennato asso del volante - e logiche industriali tutte votate al compromesso, alle facce pulite ma inerti, allo sterile conforto di uomini-immagine untuosi e rassicuranti ma incapaci del guizzo che solo il talento più incendiario e privo di compromessi può portare con sé. Il tracciato estetico e narrativo su cui il film di Mangold provvede a sfrecciare è piuttosto canonico e talvolta telefonato, ma il fascino delle due ruote e la componente dinamica e drammaturgica ad esse connessa è sostenuta a dovere da un montaggio ritmato e da una scrittura puntuale, che muove da una delle più celebri corse automobilistiche di tutti i tempi. A galvanizzare l’operazione provvedono anche gustosi dettagli solo in apparenza illustrativi e ottime prove attoriali alle quali non si sottrae nemmeno Matt Damon, misurato e credibile in ruolo pensante, da “mente” della situazione, che lascia a Bale la responsabilità di essere il “braccio” armato al quale affidare tormenti e contraddizioni. L’alchimia tra i due attori è ottima ma sapido è anche il contorno, con l’attore italiano Remo Girone nei panni di un bidimensionale ma mai caricaturale Enzo Ferrari, e appaiono assolutamente impagabili molte delle sequenze con protagonista Henry Ford II. Il sottofondo romantico su cui poggia tutta la ricostruzione è poi evidente e, fortunatamente, mai stucchevole, con diverse fiammate a puntellare il circuito. Presentato con successo al Toronto International Film Festival 2019. Due oscar: miglior montaggio sonoro e miglior montaggio.
Le Mans ’66 – La grande sfida (titolo originale Ford Vs. Ferrari), diretto da James Mangold, già regista di Logan - The Wolverine (2013), è un efficace film sportivo pienamente inserito nella florida tradizione hollywoodiana di prodotti analoghi: la messa a punto delle adrenaliniche corse automobilistiche fa il paio con un ingranaggio narrativo che riflette, in maniera evidente e senza nascondersi dietro un dito, sulle logiche del profitto dell’industria cinematografica e sull’eterno, conflittuale dualismo tra genio e sregolatezza - ben incarnati dal personaggio del solito Christian Bale, smagrito e forsennato asso del volante - e logiche industriali tutte votate al compromesso, alle facce pulite ma inerti, allo sterile conforto di uomini-immagine untuosi e rassicuranti ma incapaci del guizzo che solo il talento più incendiario e privo di compromessi può portare con sé. Il tracciato estetico e narrativo su cui il film di Mangold provvede a sfrecciare è piuttosto canonico e talvolta telefonato, ma il fascino delle due ruote e la componente dinamica e drammaturgica ad esse connessa è sostenuta a dovere da un montaggio ritmato e da una scrittura puntuale, che muove da una delle più celebri corse automobilistiche di tutti i tempi. A galvanizzare l’operazione provvedono anche gustosi dettagli solo in apparenza illustrativi e ottime prove attoriali alle quali non si sottrae nemmeno Matt Damon, misurato e credibile in ruolo pensante, da “mente” della situazione, che lascia a Bale la responsabilità di essere il “braccio” armato al quale affidare tormenti e contraddizioni. L’alchimia tra i due attori è ottima ma sapido è anche il contorno, con l’attore italiano Remo Girone nei panni di un bidimensionale ma mai caricaturale Enzo Ferrari, e appaiono assolutamente impagabili molte delle sequenze con protagonista Henry Ford II. Il sottofondo romantico su cui poggia tutta la ricostruzione è poi evidente e, fortunatamente, mai stucchevole, con diverse fiammate a puntellare il circuito. Presentato con successo al Toronto International Film Festival 2019. Due oscar: miglior montaggio sonoro e miglior montaggio.