In una zona residenziale di Berlino, Adolf Hitler (Oliver Masucci) si sveglia improvvisamente in un giorno d’estate del 2011, proprio nel luogo dove un tempo si trovava il suo bunker. Sono passati 70 anni dalla sua "scomparsa", la guerra è finita, il suo partito non c'è più e la società tedesca è completamente diversa da come la ricordava, tanto che anche i bambini che lo notano per primi si prendono gioco di lui. Lo riconosce però un reporter (Fabian Busch) che lo filma e lo trova una perfetta imitazione dell'originale. Così, contro ogni probabilità, Adolf Hitler inizia una nuova carriera in televisione, universalmente scambiato per un brillante comico.



Tratto dall'omonimo best-seller di Timur Vermes, Lui è tornato non è tanto un puro adattamento dell'opera letteraria quanto una sorta di documentario in chiave satirica che prova a riflettere sul paradosso temporale suggerito dalla trama. Sulla falsariga di progetti come Borat – Studio culturale sull'America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan, David Wendt decide di intrecciare sequenze di finzione a scene improvvisate in cui un mimetico Oliver Masucci si aggira per le strade della Germania nei panni di Hitler suscitando sorpresa, ammirazione, rabbia e divertimento nei passanti ignari di essere ripresi. L'esperimento è di base interessante (anche perché la provocazione proposta dal romanzo di riferimento è molto stimolante), ma nel complesso il film arranca e non riesce a centrare in pieno il bersaglio. L'alchimia tra le due diverse sfere stilistiche è poco riuscita e non sempre funzionale, così come le svolte narrative finali risultano troppo frettolose e tematicamente poco approfondite. Il regista non indovina le modalità del messaggio di critica mediatica che intende veicolare, provando a suggerirlo in maniera inequivocabile ma troppo esplicita ed elementare, sprecando l’occasione di affondare un colpo ben assestato alle assurde e populiste logiche televisive. Lui è tornato annovera tra gli elementi positivi l’utilizzo di tempi comici precisi e l’introduzione di parodie cinematografiche capaci di alleggerire la visione e strappare più di qualche sorriso; è comunque innegabile che una maggior cura nell'affrontare la provocazione proposta e un'analisi più feroce e meno ingenua dell'era contemporanea non avrebbero guastato. Record di incassi al botteghino tedesco.
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