I maestri del tempo
Les Maîtres du temps
Durata
75
Formato
Regista
Rimasto orfano in un pianeta inospitale, il piccolo Piel ha con sé solo una sorta di microfono che gli permette di comunicare con un vascello spaziale, cui equipaggio inizia una missione di salvataggio.
Dopo il potentissimo Il pianeta selvaggio del 1973, Laloux sceglie nuovamente di dirigere un romanzo di Stefan Wul, questa volta con l’aiuto del grande illustratore Moebius. I temi trattati sono di indubbio fascino: il pianeta abitato da un essere fatto di puro pensiero, che cancella l’individualità agli uomini, trasformandoli in specie di angeli senza volto e i viaggi nel tempo come strumento colonialista sono idee brillanti e del tutto originali, che risultano però non sempre gestite al meglio vista anche la breve durata del film. Questa fretta nello svolgimento porta a qualche scricchiolio anche a livello di caratterizzazione dei personaggi (i repentini cambi di personalità del principe). Ma Laloux e Moebius, anche sceneggiatori, sanno dare il giusto contrappeso, grazie a un’ambientazione comunque ben riuscita e alla presenza di due gnometti telepatici che si sforzano di comprendere la morale umana, ricoprendo il ruolo di spalle comiche con sorprendente profondità. È un’opera ricca di spunti e per molti versi ammaliante, ma meno coesa rispetto al precedente lungometraggio del regista, sia per scrittura che per animazione. Resta, in ogni caso, un film che non lascia indifferenti, con passaggi che faranno fatica a sottrarsi alla memoria degli spettatori.
Dopo il potentissimo Il pianeta selvaggio del 1973, Laloux sceglie nuovamente di dirigere un romanzo di Stefan Wul, questa volta con l’aiuto del grande illustratore Moebius. I temi trattati sono di indubbio fascino: il pianeta abitato da un essere fatto di puro pensiero, che cancella l’individualità agli uomini, trasformandoli in specie di angeli senza volto e i viaggi nel tempo come strumento colonialista sono idee brillanti e del tutto originali, che risultano però non sempre gestite al meglio vista anche la breve durata del film. Questa fretta nello svolgimento porta a qualche scricchiolio anche a livello di caratterizzazione dei personaggi (i repentini cambi di personalità del principe). Ma Laloux e Moebius, anche sceneggiatori, sanno dare il giusto contrappeso, grazie a un’ambientazione comunque ben riuscita e alla presenza di due gnometti telepatici che si sforzano di comprendere la morale umana, ricoprendo il ruolo di spalle comiche con sorprendente profondità. È un’opera ricca di spunti e per molti versi ammaliante, ma meno coesa rispetto al precedente lungometraggio del regista, sia per scrittura che per animazione. Resta, in ogni caso, un film che non lascia indifferenti, con passaggi che faranno fatica a sottrarsi alla memoria degli spettatori.