The Power of Kangwon Province
Kangwon-do-eui-him
Durata
110
Formato
Regista
Tre studentesse trascorrono una breve vacanza sulle montagne della provincia di Kangwon, tra loro c'è Ji-sook (Oh Yun-hong), infelice per avere appena concluso una relazione con un uomo sposato, ma che si consola iniziandone una nuova con un poliziotto del luogo; Sang-won (Baek Jong-haek) è un giovane insegnante precario che mentre aspetta un nuovo incarico si reca in gita nello stesso posto e nello stesso periodo con un amico. Numerose sono le analogie tra i due viaggi, ma i protagonisti non si incontreranno e solo nell'epilogo sarà chiaro il rapporto tra di loro.
Il secondo lungometraggio di Hong Sang-soo è un'opera acerba, ancora legata a una struttura narrativa tradizionale di impianto realista con addirittura una sottotrama noir. I personaggi sono spesso ripresi su mezzi pubblici e in locali affollati: curiosamente è proprio questa immagine della Corea di fine millennio come un paese grigio e mediocre ciò che risalta maggiormente alla luce delle trasformazioni impetuose degli anni successivi, documentate anche dal cinema di questo paese nei primi anni Duemila. Vengono introdotti alcuni dei temi tipici del regista, soprattutto dal punto di vista formale: due episodi in apparenza distinti e separati da una evidente dissolvenza in nero mantengono tra loro varie relazioni e punti di contatto, in un gioco di riflessi, ripetizioni e differenze che sarà sviluppato più compiutamente in tante altre opere successive. Si percepiscono in nuce alcune buone cose, ma i momenti dispersivi sono superiori e il risultato non è all’altezza del nome che Hong si farà in seguito. Presentato nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes 1998, nella prima delle numerosissime presenze del regista nei principali festival internazionali.
Il secondo lungometraggio di Hong Sang-soo è un'opera acerba, ancora legata a una struttura narrativa tradizionale di impianto realista con addirittura una sottotrama noir. I personaggi sono spesso ripresi su mezzi pubblici e in locali affollati: curiosamente è proprio questa immagine della Corea di fine millennio come un paese grigio e mediocre ciò che risalta maggiormente alla luce delle trasformazioni impetuose degli anni successivi, documentate anche dal cinema di questo paese nei primi anni Duemila. Vengono introdotti alcuni dei temi tipici del regista, soprattutto dal punto di vista formale: due episodi in apparenza distinti e separati da una evidente dissolvenza in nero mantengono tra loro varie relazioni e punti di contatto, in un gioco di riflessi, ripetizioni e differenze che sarà sviluppato più compiutamente in tante altre opere successive. Si percepiscono in nuce alcune buone cose, ma i momenti dispersivi sono superiori e il risultato non è all’altezza del nome che Hong si farà in seguito. Presentato nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes 1998, nella prima delle numerosissime presenze del regista nei principali festival internazionali.