Arturo (Pierfrancesco Diliberto) è un giovane palermitano che racconta la sua vita in prima persona, dall'infanzia all'età adulta. La narrazione si concentra su due fronti: il rapporto con Floria (Cristiana Capotondi), di cui è innamorato sin dalle scuole elementari, e i fatti di mafia che hanno segnato la sua intera esistenza.

L'esordio di Pierfrancesco Diliberto (in arte Pif) è un lungometraggio sorprendente, sui cui in pochi avrebbero scommesso. Il noto conduttore televisivo, figlio del regista Maurizio Diliberto, riesce a mantenere, ne La mafia uccide solo d'estate, un invidiabile equilibrio tra grottesco e cronaca nera, ironia e tragedia. Diviso nettamente in due parti (l'infanzia e l'età adulta del personaggio), il film è un intenso racconto di formazione, ambientato in un mondo e in un periodo storico nel quale i fatti di sangue legati a Cosa nostra erano all'ordine del giorno. Scandito da tempi perfetti nelle prime battute, La mafia uccide solo d'estate ha un piccolo calo verso la conclusione, che non inficia però il buon risultato complessivo. Il regista riesce a parlare della mafia in maniera sarcastica, dolorosa e toccante al tempo stesso, aiutato anche da una sceneggiatura efficace (scritta dallo stesso Pif, insieme a Marco Martani e Michele Astori) e da un ottimo lavoro di montaggio (Cristiano Travaglioli). Vincitore del premio del pubblico al Torino Film Festival 2013 e del David di Donatello per il miglior regista esordiente.
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