Roma, 1867. Il monsignor Colombo da Priverno (Nino Manfredi), giudice della Sacra Consulta, scopre di avere un figlio naturale (Danilo Mattei) coinvolto in un attentato contro delle guardie pontificie. Cercherà in tutti i modi di salvarlo, lottando contro tutto ciò che aveva sostenuto fino a quel momento.

Secondo capitolo dell'ideale trilogia capitolina e anticlericale, scritta e diretta da Luigi Magni (iniziata con Nell'anno del Signore del 1969 e proseguita successivamente con In nome del popolo sovrano del 1990), In nome del Papa Re è l'ennesimo tentativo di rendere attuali i problemi di una capitale flagellata da contrasti e lotte di classe. Il regista cerca di rileggere con il proprio tono farsesco e malinconico il periodo in cui venne decretata l'ultima condanna a morte dall'autorità papale (22 ottobre 1867), ma purtroppo scade spesso in un patetismo che nemmeno il buon cast è in grado di bilanciare. Manfredi ruba completamente la scena agli altri, tra i quali si distingue solo Rosalino Cellamare (poi diventato il famoso cantante Ron).
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