"August Rush" è il nome d'arte di un bambino, Evan Taylor (Freddie Highmore), dall'accentuato talento musicale. Il giovane si esibisce per le strade di New York, dopo essere fuggito dall'orfanotrofio, con l'obiettivo di trovare i suoi genitori. 

Retorico, fastidioso e sentimentalista dramma sull'infanzia e su tematiche più o meno importanti, con la musica che, lungi dall'essere semplice colonna sonora, è più esplicitamente che altrove grancassa degli stati d'animo del bambino e dei vari personaggi, nonché esaltazione dello sviluppo e dei "saliscendi" delle vicende. È come se la musica fosse un altro protagonista, che ha il ruolo anche di legare le varie tematiche affrontate dal lungometraggio (da quelle più intimiste a quelle più sociali sui mondi di povertà e miseria urbana). Del resto, la piacevolezza delle melodie e la bellezza delle voci, per quanto spesso anche loro ricattatorie come il resto dell'operazione, sono l'unica vaga nota d'interesse. Per il resto, è un film che si può evitare in toto, prevedibile nella narrazione e insulso dal punto di vista stilistico.

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