Amsterdam. Paxton (Jay Hernandez) e Josh (Derek Richardson), giovani americani alla ricerca di sesso facile, partono per la Slovacchia. Circuiti da due bellezze del luogo (Barbara Nedeljakova e Jana Kaderabkova), finiranno nelle mani di sadici torturatori, disposti a tutto pur di soddisfare i piaceri più perversi.

Prodotto da Quentin Tarantino, Eli Roth si lancia in una (discutibile) rivisitazione contemporanea del genere horror, mirando allo shock (gratuito ed eccessivo) e alla contaminazione, decisamente maldestra, tra generi (commedia adolescenziale e splatter furibondo). Il risultato è a dir poco mediocre: volgarità dilaganti (tutte a base biecamente sessuale, con una strisciante e fastidiosa misoginia di fondo), dialoghi demenziali, sangue, smembramenti, atrocità varie e apologia giustizialista a coronare il tutto. Quasi una sfida al limite dell'umana sopportazione: alcune sequenze, agghiaccianti e francamente insostenibili (la giovane ragazza giapponese, interpretata da Jennifer Lim, a cui viene asportato un occhio) testimoniano la calcolata freddezza di un'operazione senz'anima. Anche se le atmosfere cupe e malsane dell'Est Europa riescono a provocare più di un brivido. Musiche di Nathan Barr, fotografia di Milan Chadima. Con due sequel: Hostel: Part II (2007), sempre di Roth, e Hostel: Part III (2011) di Scott Spiegel.
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