Vita di Adil (Adil Azzab), a partire dall’infanzia nelle campagne marocchine dove studiare era un privilegio per pochi e si trovava costretto a badare alle pecore dello zio autoritario. Quando riuscirà a fuggire in Italia, raggiungendo così suo padre, la vita sarà meno semplice del previsto e molto presto inizierà a sentire nostalgia della sua terra.



È un progetto curioso My Name Is Adil, esordio di Adil Azzab, che racconta la sua esistenza mettendosi anche nei panni del se stesso trasposto sullo schermo. Nonostante diverse ingenuità narrative e registiche, oltre che vittima di un filo di retorica di troppo, il film è sentito e genuino, capace di emozionare in alcuni passaggi e di regalare almeno due sequenze degne di nota: il finale, in primis, ma anche il momento in cui Adil da giovane scopre l’elettricità. Indubbiamente acerbo, è comunque un esordio spontaneo e coinvolgente, oltre che capace di trattare con discreta sensibilità il tema dei migranti. Tra i sostenitori del progetto, Gabriele Salvatores ha sostenuto la produzione del film lanciando, in un video, una campagna di crowdfunding per aiutare la ricerca di finanziamenti.
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