Napoli spara!
Durata
85
Formato
Regista
Nella Napoli degli anni Settanta, il commissario di polizia Belli (Leonard Mann) conduce una strenua lotta contro la malavita capeggiata dal boss Don Alfredo (Tino Bianchi), che ha nel malvivente Santoro (Henry Silva) un temibile braccio armato. Il conflitto tra legge e camorra avrà un destino incerto.
Regista minore nei confronti di nomi tutelari del noir all'italiana, Mario Caiano fa riferimento a Napoli violenta (1976) di Umberto Lenzi e ripropone un'altra battaglia urbana tra polizia e malavita nel capoluogo partenopeo. La presenza poco efficace di Leonard Mann, nei panni del commissario Belli (nome che richiama non troppo velatamente il commissario Betti, protagonista della pellicola di Lenzi e interpretato da Maurizio Merli), lascia poco spazio alla fantasia circa gli intenti e i risultati di questo scarso poliziesco di maniera. Elementi ridondanti quali violenza, sparatorie e spietati camorristi, la presenza ricorrente di Henry Silva e una trama studiata a beneficio di un pubblico appassionato del genere riducono Napoli spara! a un fiacchissimo canovaccio di un filone cinematografico già spremuto all'osso, destinato a cedere ormai il passo. Scritto da Vincenzo Mannino e Gianfranco Clerici, musiche di Francesco De Masi.
Regista minore nei confronti di nomi tutelari del noir all'italiana, Mario Caiano fa riferimento a Napoli violenta (1976) di Umberto Lenzi e ripropone un'altra battaglia urbana tra polizia e malavita nel capoluogo partenopeo. La presenza poco efficace di Leonard Mann, nei panni del commissario Belli (nome che richiama non troppo velatamente il commissario Betti, protagonista della pellicola di Lenzi e interpretato da Maurizio Merli), lascia poco spazio alla fantasia circa gli intenti e i risultati di questo scarso poliziesco di maniera. Elementi ridondanti quali violenza, sparatorie e spietati camorristi, la presenza ricorrente di Henry Silva e una trama studiata a beneficio di un pubblico appassionato del genere riducono Napoli spara! a un fiacchissimo canovaccio di un filone cinematografico già spremuto all'osso, destinato a cedere ormai il passo. Scritto da Vincenzo Mannino e Gianfranco Clerici, musiche di Francesco De Masi.