Orfeo (Luca Vergoni), giovane pianista del Polypus, ogni sera incontra nel locale lo sguardo di Eura Storm, innamorandosene. Lei sembra ricambiare ma, improvvisamente, scompare in un edificio vicino alla sua abitazione: Orfeo decide di seguirla e, varcando la stessa porta della ragazza, si trova immerso in un mondo misterioso popolato da creature magiche.

Virgilio Villoresi reinterpreta il mito di Orfeo ed Euridice a partire da Poema a fumetti di Dino Buzzati. Lo fa attraverso una cura formale di grande livello, con una messa in scena che, mischiando riprese dal vivo e stop motion, riesce davvero a far vivere al pubblico un incubo lucido che mantiene appieno l’atmosfera del maestro bellunese, ma riesce anche ad avere una forte identità propria. La cura al dettaglio è fenomenale, tra scenografie tutte costruite a mano e effetti ottici artigianali che sublimano l’onirismo del progetto. Un piccolo gioiello che non può passare inosservato, nonostante un’orgia di simboli che rischia (solo a tratti) di confondere più che affascinare. Ma è la logica dei sogni, del resto. Tra gli interpreti, un emblematico cameo di Vinicio Marchioni.

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