La frenetica quotidianità di New York raccontata attraverso la giornata di Benny (Bene Coopersmith), collezionista di vecchi vinili in trattative per acquistare un disco unico; Ray (George Sample III), caduto in depressione a seguito della brusca rottura con la fidanzata; Claire (Abbi Jacobson), aspirante giornalista alle prese con un presunto caso di omicidio e un capo sopra/sotto le righe (Michael Cera); Wendy (Tavi Williams), ragazzina cinica e misantropa in piena crisi adolescenziale.



Tratto dall’omonimo cortometraggio realizzato dallo stesso Dustin Guy Defa nel 2014, Person to Person è un piccolo idillio corale che, venendo a costruirsi quale mosaico di storylines autoconclusive e fra loro slegate, intende restituire un ritratto autentico di una “Piccola” Grande Mela popolata da loosers e segnata da aspettative disilluse. Trovando la propria ambientazione in una New York sospesa nel tempo o, meglio, resa quasi straniante da un’atmosfera costantemente in bilico fra passato e presente, il secondo lungometraggio di Defa finisce purtroppo per risultare eccessivamente retrospettivo e nostalgico, oltre che visibilmente irrigidito entro i dettami del cinema indie. Il ricorso al 16mm e a una colonna sonora prevalentemente giocata su melodie jazz di reminiscenza alleniana, ad esempio, intrappolano l’opera fra i binari dell’omaggio impersonale e artefatto, così come la sceneggiatura – tornano anche qui l’ironia amara e le elucubrazioni cervellotiche alla Woody Allen – incappa spesso in gag telefonate (il reiterato dibattito in merito alla camicia di Benny, la punizione riservata a Ray…) e in soluzioni dialogiche tanto calcolate e artificiose da farsi responsabili, talvolta, di una resa dei personaggi quasi macchiettistica. In ogni caso, forte anche di un andamento narrativo piacevole nella sua linearità e di un approccio all’arte cinematografica tutt’altro che pretenzioso, Person to Person può essere riconosciuto come un disimpegnato quadretto sicuramente (e facilmente) godibile. Peccato per la sua incapacità a uscire da quell’anonimato che, al contrario, sembrerebbe voler nobilitare. Presentato al Sundance Film Festival 2017 e al Locarno Festival 2017.
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