Images d'Orient: Tourisme vandale
Images d'Orient: Tourisme vandale
Durata
62
Formato
Regista
Immagini di viaggi in India negli anni Venti, tra tè, elefanti, scene di vita quotidiana e rituali tradizionali.
A partire dai filmati di fine anni Venti che documentano il viaggio di ricchi inglesi in India, Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi compongono questo affresco che contiene un esplicito messaggio di critica anti-colonialista, come si evince fin dal titolo, andando a scandagliare le immagini fino a isolare il singolo dettaglio. Nel discorso dei due cineasti sembra anche profilarsi un attacco ai prodromi del turismo di massa, che porta con sé, inevitabilmente, un etnocentrismo declinato in salsa occidentale, per cui si ha la sensazione che si vada nei Paesi lontani a osservare le popolazioni con un occhio quasi zoologico e condiscendente, più occupati dalla propria autocelebrazione di intraprendenza e benessere (selfie ante litteram) che dal sincero desiderio di conoscere mondi nuovi. La testimonianza è sicuramente interessante e importante ed è riproposta con un taglio inedito, ma l'ossessione per l'immagine ripetuta e reiterata rende la visione difficoltosa, incagliandosi nell'intento analitico che anima i registi.
A partire dai filmati di fine anni Venti che documentano il viaggio di ricchi inglesi in India, Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi compongono questo affresco che contiene un esplicito messaggio di critica anti-colonialista, come si evince fin dal titolo, andando a scandagliare le immagini fino a isolare il singolo dettaglio. Nel discorso dei due cineasti sembra anche profilarsi un attacco ai prodromi del turismo di massa, che porta con sé, inevitabilmente, un etnocentrismo declinato in salsa occidentale, per cui si ha la sensazione che si vada nei Paesi lontani a osservare le popolazioni con un occhio quasi zoologico e condiscendente, più occupati dalla propria autocelebrazione di intraprendenza e benessere (selfie ante litteram) che dal sincero desiderio di conoscere mondi nuovi. La testimonianza è sicuramente interessante e importante ed è riproposta con un taglio inedito, ma l'ossessione per l'immagine ripetuta e reiterata rende la visione difficoltosa, incagliandosi nell'intento analitico che anima i registi.