Giappone, futuro prossimo. Un programma governativo, il Piano 75, mira ad arginare quella che ormai è diventata un’emergenza nazionale: l’invecchiamento della popolazione. Da un lato, i costi pubblici del welfare, dall’altro, appunto, la possibilità per gli anziani di ricorrere all’eutanasia di Stato in cambio di supporto logistico e finanziario. Vivere o morire non è un dilemma etico: è una questione di burocrazia. Basta aver compiuto 75 anni. 

Aperto da un incipit folgorante, brutale e sconcertante nella riflessione psicologica messa in campo, Plan 75 è uno di quei film che rimangono impressi a lungo dopo la visione, grazie soprattutto al suo spunto narrativo che, seppur al momento “fantascientifico”, richiama numerose problematiche sociali e politiche del Giappone contemporaneo. Dall’economia nazionale al suicidio assistito, questa pellicola tocca coraggiosamente numerosi temi di difficile gestione e lo fa mantenendo sempre un buon equilibrio tra la delicatezza della messinscena e le spietate frasi che ascoltiamo durante la visione. La durata è forse eccessiva e il film va un po’ in calo col passare dei minuti, ma la sua originalità di partenza è da premiare, così come l’ottima interpretazione della protagonista Chieko Baisho. Da evidenziare che si tratta di un’opera prima e che è stato scelto per rappresentare il Giappone agli Oscar del 2023. Presentato nella sezione Un certain regard del Festival di Cannes.
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2025

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